Perugia - Cambio camice, ricorso di 4.000 infermieri, maxi ricorso per il cambio camice

Perugia - Cambio camice, ricorso di 4.000 infermieri, maxi ricorso per il cambio camice

Il sindacato avvia le azioni legali per ottenere rimborsi da Usi e ospedali. Quindici dipendenti hanno già preso 60 mila euro. Cambio camice, ricorso di 4.000 infermieri a PERUGIA.
Gli infermieri denunciano la Usi 1 per ottenere i rimborsi negati sul cambio camice. Il sindacato autonomo Cub ha intrapreso le vie legali lanciando una sottoscrizione. In quindici hanno già vinto ottenendo quattromila euro in media a testa. Si tratta dei dieci minuti per indossare e togliere il camice prima e dopo il servizio che non sono mai stati conteggiati come orario di lavoro. Ma il tribunale ha dato ragione ai dipendenti. Almeno ai 15 che hanno già fatto ricorso. Per il Cub l'azienda non ha rispettato l'accordo sindacale, che prevedeva il riconteggio dei turni, e così si affida alle carte bollate. 

Non c'è solo l'Usi 1, ma anche le altre aziende sanitarie e ospedaliere della Regione. Un rischio rimborsi per un totale di 16 milioni che pesa sul sistema sanitario regionale. Un ricorso collettivo appena avviato che potrebbe portare al collasso della sanità umbra. L'azione legale parte da Perugia ed è capitanata dal Cub, sindacato degli infermieri. Oggetto: riavere indietro i soldi per i tempi del cambio camice mai conteggiati negli orari di lavoro. 

La direzione regionale Sanità, al Broletto, fa sapere che il tema è oggetto di confronto con i quattro commissari delle due Asl e delle due aziende ospedaliere. Il sindacato autonomo Cub è già stato promotor, con esito favorevole, del ricorso dinanzi al Tribunale di Perugia - sezione Lavoro "per il cambio divisa finito con la sentenza numero 200/2017 confermata dalla Corte d'Appello con sentenza passata in giudicato (186/2018), con cui è stato riconosciuto come tempo di lavoro il tempo necessario per effettuare il cambio divisa (10 minuti) condannando dell'Azienda sanitaria Usi Umbria 1 a corrispondere la retribuzione dovuta per ciascun turno di lavoro a decorrere dal primo gennaio 2007. Circa quattromila euro a testa fa sa pere il rappresentante sindacale Fabio Paganini. E qui arriva la notizia del nuovo ricorso, stavolta collettivo. "Poiché a tutt'oggi non è stata data alcuna applicazione a quanto espressamente previsto dall'articolo 27, commi 11 e 12, del contratto nazionale comparto sanità 2016-2018, sottoscritto il 21 aprile 2018, ritiene opportuno adire nuovamente le vie legali". Cub "resta in attesa delle adesioni alla presente iniziativa, via mail, onde iniziare a calendarizzare gli incontri per la sottoscrizione della procura legale". 

Dagli uffici regionali del Broletto fanno sapere che "le varie aziende stanno affontando il tema per il futuro, riorganizzando le presenze e i turni in base al tempo ammesso per il cambio turno, senza impattare sulla struttura organizzativa e sui servizi. Per i rimborsi del passato, si sta valutando la costituzione di un tavolo congiunto tra le varie aziende", spiegano i tecnici della Regione. La pratica dovrà essere affrontata al più presto dall'assessore regionale Luca Coletto. Le esigenze sono diverse: da una parte i turnisti delle aziende ospedaliere, dall'altra gli infermieri dislocati su tutto il territorio che dipendono dalle Asl. Ma vanno concordati tempi e modi dell'applicazione di quello che il sindacato autonomo rivendicato come un diritto acquisito in sede contrattuale. E vidimato da sentenza passata in giudicato. Dalla Usi agli ospedali II ricorso parte alla Usi 1 ma rischia di coinvolgere anche gli infermieri delle altre aziende sanitarie.